Come si preparano infusi, tisane e decotti
Qual è la differenza tra tisana, infuso e decotto? Sono tutti metodi, i più antichi conosciuti dell’umanità, per estrarre i principi attivi dai vegetali per mezzo dell’acqua calda. Il decotto al contrario dell’infusione, consiste nella bollitura della pianta. Il termine tisana indica semplicemente l’infusione contemporanea di più di un vegetale secco nello stesso contenitore.
Preparazione di infusi, tisane e decotti
Tisana e infuso quindi possono di fatto essere considerati sinonimi. Consistono nell’estrazione dei principi attivi delle varie parti della pianta secca, spesso le foglie, mediante la sovrapposizione di acqua bollente sul vegetale. Si fa a bollire l’acqua e, come vuole anche la preparazione del tè all’inglese, si versa l’acqua sopra alle foglie. Si lascia poi infondere per 10/15 minuti, e si filtra. Il “rito” – chiamiamolo così – di versare l’acqua sopra il vegetale secco, (non metterlo quindi dentro il pentolino) è razionale, nel senso che mettendo le foglie nella teiera o tazzone e prelevando l’acqua bollente dal pentolino, la temperatura scende leggermente sotto i 100°C. La temperatura ideale dell’acqua per estrarre senza creare danno ai principi attivi è tra i 70°C e i 90°C.
Diverso invece il decotto che è riservato a quelle parti di pianta che hanno tessuti più robusti, più ostici, come le radici, i rametti e i semi duri. Ad esempio radice di genziana, tarassaco, bardana o anice stellato. Si mette quindi la pianta (o le piante) nell’acqua del pentolino e si porta a ebollizione in modo da attaccare i tessuti più robusti e consentire l’estrazione dei principi attivi. Si lascia poi riposare per alcuni minuti.
Sia per l’infuso che per il decotto è bene tenere un coperchio sopra alla tazza (o al pentolino per il decotto) perché le piante che contengono oli essenziali. Se non poniamo un coperchio disperdono nel vapore gran parte dell’essenza. Quindi se vogliamo profumare la casa va bene lasciare evaporare, ma se invece l’essenza le vogliamo assorbire tutta il suggerimento è di tenere la tisana coperta fino al momento del consumo.
Riguardo al dolcificare la bevanda questo è sempre possibile in base al gusto personale. Per motivi di salute (iperglicemia) o per scelta personale chi vuole evitare lo zucchero può optare per un dolcificante naturale che può essere una pianta stessa da aggiungere all’infuso. Tra i correttori del sapore con effetto dolcificante abbiamo, ad esempio, la liquirizia (se non ci sono particolari controindicazioni come l’ipertensione) o la stevia, della quale bastano pochissime foglie per conferire un sapore dolce. Molti abbinano il miele all’infuso, il che è corretto perché il miele ha sue proprietà emollienti energetiche, stimolanti e metaboliche. Va fatta però sempre attenzione a non versare il cucchiaino di miele quando la bevanda è ancora molto bollente poiché, avendo il miele molte sostanze organiche, rischiamo di denaturare la sua parte nobile.
Le tisane a freddo sono generalmente dei preparati di piacere a base di frutta, da infondere in acqua fredda e particolarmente gradevoli in estate.
Concentrazione e dosi
L’infuso o il decotto salutistico, quindi senza grandi pretese terapeutiche che per piacere si beve tutti i giorni, non dovrebbe superare la concentrazione del 3%, quindi tre grammi su 100 cc. di acqua. Considerando quindi una tazza da 200 ml., vanno utilizzati sei grammi di vegetali, che corrispondono ad un cucchiaino da tè abbondante, due cucchiaini per i fiori o le foglie più leggere e meno voluminose. Se invece lo scopo è terapeutico questo dosaggio si può tranquillamente raddoppiare se vogliamo avere una maggior concentrazione di principi attivi. È una regola generica che va bene per la maggior parte degli infusi e decotti. Indicazioni più precise e dettagliate si possono avere volta per volta a seconda delle preparazioni.
Abbiamo detto che, tecnicamente, la tisana è l’infusione di due o più piante secche. Ma quante se ne possono mettere insieme? La tradizione ci viene in aiuto. In genere si preparano una o due piante principali per lo scopo salutistico che si vuole ottenere, si aggiungono due piante adiuvanti e ancora una o due piante che sostengono il preparato e ne correggono il sapore. Quindi si possono mettere nella stessa tisana fino a 5/6 specie diverse di piante.
Conservazione della tisana
Il decotto o l’infuso si può preparare il giorno prima per il giorno dopo, ma bisogna stare attenti perché, essendo una preparazione estemporanea – senza conservanti – si può conservare con sicurezza nelle 24 ore ponendola in un recipiente chiuso, meglio se in frigorifero soprattutto nella stagione calda. Non è consigliato conservare gli infusi e i decotti più di 48 ore perché si potrebbero sviluppare dei batteri che degraderebbero i principi attivi.
Tisane in filtro
Parliamo della differenza tra un infuso di piante acquistate a peso oppure preparata con un filtro già pronto. Il filtro è molto comodo e siccome siamo tutti molto di fretta spesso optiamo per questa soluzione. Qui generalmente la pianta è polverizzata, il che è vantaggioso per ottenere la massima estrazione di principi attivi, d’altro canto però la pianta polverizzata perde più facilmente i suoi componenti. Quindi bisogna valutare il pro e contro per le tisane di piacere, dove la quantità di attivo non è così importante e il filtro è molto comodo. C’è poi anche l’aspetto economico. Chiaramente il filtro richiede una maggior lavorazione e ha un costo superiore a parità di peso rispetto all’erba sfusa. Ma direi che è più una questione di praticità, di abitudine. In genere è il cliente che indirizza nella scelta di uno o dell’altra soluzione. Altra cosa importante da segnalare è che il filtro, essendo preparato dall’industria, ha una composizione definita nella quale non ci si può discostare, mentre la miscelazione delle piante sfuse ci consente di personalizzare al massimo la composizione della tisana.
Posologia
Quanta tisana bisogna bere al giorno e in quali momenti della giornata? Indicativamente due tazze al giorno, le indicazioni possono essere diverse a seconda dell’utilizzo. Le tisane digestive in genere vanno prese dopo i pasti principali, quelle aperitive-stimolanti dell’appetito e della digestione prima dei pasti. Le tisane depurative o drenanti al mattino, e comunque non dopo le diciassette perché possono stimolare la diuresi notturna.
Le tisane lassative a base di antrachinoni si prendono in genere la sera prima di andare a letto perché esplicano la loro azione circa otto ore dopo l’assunzione. Per i tè, i quali contengono la teina, è preferibile che non siano bevuti dopo le diciotto per non incorrere in disturbi del sonno. Le tisane a base di frutta, e comunque le tisane solo di piacere, possono essere bevute durante tutta la giornata. La loro gradevolezza è uno stimolo a indurci a bere maggiormente e, di conseguenza, favorire l’idratazione.
Conservazione delle erbe in casa
Le piante essiccate hanno tre nemici: l’umidità, il calore e la luce. Tra queste la peggiore è l’umidità, quindi il consiglio è di tenere le scorte in un contenitore, possibilmente areato, oppure direttamente nella bustina di carta. Devono stare in un ambiente non esposto alla luce, né ad alte temperatura e gradienti di umidità elevata. Certamente non nell’armadietto sopra al fornello, da dove arrivano grandi quantità di vapore. Sono indicati i contenitori in vetro scuro con il tappo in sughero che lascia traspirare.
A tali condizioni si possono conservare in casa per un tempo non superare ai 2/3 mesi oppure sottovuoto fino a tre anni, con confezione integra.
E’ buona norma tenere sempre in casa qualche tisana digestiva, qualche composto rilassante per favorire il sonno, e anche qualche pianta per gli spasmi dello stomaco e dell’intestino. Utile anche avere in casa qualche mix di erbe tonificanti per dare l’avvio al mattino.
Tisana, gocce o compresse?
Il metodo più antico e semplice per estrarre i principi attivi contenuti nelle piante officinali è, come abbiamo diffusamente visto, l’azione dell’acqua calda. Esistono molti altri metodi di estrazione che conducono poi a preparati in gocce, in compresse, in polvere o in oli. Generalmente tutti questi offrono maggiori concentrazioni di principi attivi, e verrebbe quindi spontaneo pensare che le tisane e i decotti siano meno efficaci. Ma non è sempre così.
L’infusione o la decozione consentono di estrarre piccole dosi di principio attivo dalla pianta e anche micro dosi di oligoelementi e di altre sostanze, che non sono affatto inutili perchè coadiuvano l’azione prevalente del principio attivo. Inoltre la tisana obbliga a bere, e questo è già un grande aiuto perché tutti tendiamo costantemente alla disidratazione. Inoltre le ultime scoperte scientifiche stanno rivalutando la funzione delle micro dosi. Sono in fase di studio approfondito i concetti dell’omeopatia dove la teoria del “messaggio dell’acqua” sembra fare posto all’effetto delle micro dosi, che funzionano da stimolo per diversi cicli metabolici dell’organismo. Quindi non è sempre vero che “il tanto è meglio”. Siamo abituati a ragionare sull’effetto terapeutico dose-dipendente, cioè maggiore effetto con maggior dose. In realtà non è sempre vero: anzi le alte dosi sappiamo possono anche esporci a effetti collaterali o alcune dosi, in rari casi possono essere tossiche. L’estrazione in tisana in genere non comporta effetti di accumulo di sostanze tossiche ed è tollerata in genere da tutti, ovviamente nell’ambito delle piante officinali.
La scelta quindi della migliore modalità di assunzione di un principio attivo vegetale, cioè se tramite tisana o gocce o compresse, e anche della quantità, vanno valutate nella situazione specifica caso per caso. Distinguere tra l’una e l’altra è compito del professionista.